El placer del dolor

El placer del dolor

Il piacere del dolore, appartenente alla serie omonima: realizzata nell’anno 2024, la scultura in terracotta è una rappresentazione materiale di queste due parole, uso l’argilla come “materializzatore” di concetti, come mezzo in cui si proietta un’altra dimensione del linguaggio, una dimensione essenziale espressa attraverso il simbolismo delle forme.

Il piacere del dolore è una rappresentazione del legame tra una violenza ciclica e il piacere di generarla attraverso un sistema necropolitico, l’opera è inquadrata in una contemporaneità attraversata da estremi e contraddizioni senza supporti etici e guidata dall’ideologia della violenza. 

Utilizzo i codici dell’astrazione nella composizione generale dell’opera, ma realizzo figurazioni dei concetti definendoli con diversi tipi di smalti, nero opaco e rosso vivo. 

Il piccolo formato dell’opera, le sue dimensioni di una scultura da tavolo, giocano con l’idea di ornamento, di un oggetto decorativo che rimanda a un uso specifico e quotidiano della ceramica. Ma nella sua singolarità, la scultura è una fotografia, un’istantanea di un movimento di forze, un totem contemporaneo che rivela una natura in conflitto. 

L’opera è stata realizzata in due fasi, per la parte inferiore ho utilizzato la modellazione a dita su un blocco di argilla dura. Il dolore delle mani nel tentativo di modellare qualcosa di rigido e poco flessibile è stato una parte fondamentale del processo di realizzazione, poiché l’impossibilità è uno dei concetti di questo lavoro. La forma superiore e i dettagli che la attraversano sono stati realizzati una settimana dopo, cercando di non avere alcun contatto con l’argilla, utilizzando solo strumenti per modellarla e stabilendo un rapporto di distanza fisica. In entrambi i casi la mia corporeità deve essere presente per generare una narrazione al di là del testo.

Evitando qualsiasi regolarità o simmetria, la scultura ha profili diversi, ogni lato è autonomo e suggerisce simbologie diverse. Ma nella sua totalità raggiunge l’iconicità, una forma che il nostro inconscio riconosce ma non può ancora nominare.